ANNA FRANK e le scritture dei ragazzi nei libri in foglio

 

   

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2007

2009

2015 Sostituisce IL LOOK DI ANNA FRANK

 

 

 

È duro dire la verità eppure la verità è questa.

Anne Frank

 

 

Prima di laurearmi ho potuto insegnare alle scuole elementari. Mi ricordo molto bene di quella classe quinta. [...] È stato con quei ragazzi di 11 anni che ho preso a leggere in classe. Per colpirli e avere il loro ascolto devoto, pensavo ai libri che io stesso avevo amato. Tra questi: il diario di Anne Frank. Era la prima volta che con serietà cominciavo una delle attività mie più lunghe e motivate: leggere in classe, leggere per i ragazzi. Allora avevo scelto alcuni passi, pochi, per portare la storia della famosissima Anne a quei ragazzi che ancora non la conoscevano. I rapporti con i genitori e con la madre in particolare, la guerra e le sue bombe, il razzismo verso gli ebrei, l’amicizia con Peter, la scuola, i libri, la lettura e, sempre fortissima e affermata, la voglia di scrivere e di essere qualcuno. Sono alcuni dei temi ricorrenti nelle numerose pagine del diario. Ho letto solo quelle pagine su quei temi infatti, raccontando a voce il resto, interrompendo ogni tanto la lettura. [...]

Successivamente, in ogni classe seconda o terza media ho proposto e letto la storia di Anne.

Sono passati tanti anni, generazioni, ma pare che la ragazzina in quel suo diario si sia occupata di qualcosa di eterno, anche se oscuro, come i rapporti tra le persone o l’educazione di sentimenti in giovani che si aprono alla vita e pongono richieste e pretese e dubbi e crudeltà.

Credo sia questo a fare del libro qualcosa che non può essere dimenticato o tralasciato. E se non bastasse è una ragazzina della stessa età degli allievi a porre tutte le questioni, affermando in schiavitù un desiderio bruciante di vivere, di provare, di fare qualcosa di nuovo e creativo, come poi ha fatto per tutti noi.

Quando poi la storia finisce può cominciare la storia di tutti.

C’è subito qualcosa da dire, di più, da affermare. C’è chi non è d’accordo con Anne quando tratta l’argomento madre. A ogni lettura ha sempre corrisposto un certo numero di testi in forma di brevi pensieri fino a formare in modo quasi ordinato (ma non è questo l’importante) un nuovo piccolo libro-diario che resta a testimoniare l’importanza della lettura formativa. Forse così descritte lettura e scrittura non sembrano altro che i soliti esercizi noiosi. Ma, io trovo, che quando si tratta di testi così densi, forti e drammatici e nonostante tutto chi scrive è presente e firma il suo pensiero, allora questo sta a significare che il lettore non fugge perché intuisce nel testo una verità che può essere sua.

È come se Anne scrivesse in nome di tutti. Noi tutti tacitamente l’abbiamo delegata e ancora in suo nome ci appropriamo delle sue parole, anche per abbatterle, per costruire il nostro mondo, che viene dopo del suo.

 

dall’introduzione a Anne voleva ridere, 27 luglio 2009                                                                    R.P.

 


 

 

     LA STORIA DI ANNE FRANK e i bambini della Scuola dell'infanzia

 

   

Dalla quarta di copertina

 

Cosa potranno mai ricordare i bambini di cinque anni di alcunché? Nulla, mi dico. Nulla. I bambini vivono il presente che li occupa interamente. Il loro passato è poca cosa ancora.

E poi i bambini curiosi saranno sempre più interessati a guardare, fare, desiderare piuttosto che volgere lo sguardo indietro, verso ciò che è stato già. Il loro passato è del tutto vuoto di ricordi, è breve, certo, ma può essere comunque intenso.

Il passato produce il ricordo che la memoria serba in scatole ordinate: ricordo persone, luoghi, voci e suoni, odori…, ricordo con chi ho parlato, giocato…

Chiediamo allora ai piccoli bambini di ascoltare e lo fanno volentieri: Cappuccetto Rosso, Hansel e Gretel, le fatiche di Ercole e i simpatici tre porcellini e la storia di Anne Frank.

Ci potrebbero chiedere, e lo fanno: che c’entriamo noi? e noi pronti dovremmo rispondere: chi ascolta una storia comincia anche a ricordare… Il ricordo ci porta a sapere, a conoscere, a condividere qualcosa di quando VOI non c’eravate ancora. Il mondo certo vi aspettava, ma lui c’era. Dovete ricordarlo. Qualcosa è accaduto già…

 

28.07.2015                                                                       R.P

 

   
 

 

 

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