4 LIBRI IN FOGLIO PER LA FORMAZIONE

Le quarte di copertina


 

Tra lo studente Andrea che scrive con passione il suo punto di vista sul sapere creativo e le prove di scrittura di insegnanti che ragionano sul campo operativo di creatività, scorgo molti nessi.

Andrea ha frequentato il mio corso di Disegno e Didattica delle Arti Visive e insiste sulla volontà di ciò che è bene fare. I suoi futuri colleghi del corso online in Scienze della Formazione per l’infanzia e la preadolescenza, nella prova d’esame, a chiusura del loro percorso di laurea triennale, rispondono alla mia provocazione, contenuta nel titolo di questo libro che con altri ho proposto per la prova scritta.

Il lettore sarà ora continuamente coinvolto nella necessità di dover fare in rapporto a ciò che viene fatto. La creatività che manca è responsabile di atteggiamenti aggressivi, di pura scarica, con cui la scuola stessa si trova a dover fare i conti. Ancora e sempre il lettore saprà trovare in questa raccolta il filo, il legame che rende la scuola adatta ai bambini e i bambini giusti provocatori del sistema attuale.

 

 

È il bambino stesso a dire: “ Sul foglio bianco so sempre prima che cosa disegnare”.

Fai un disegno libero! si dice spesso ai bambini che hanno terminato il loro compito e devono occupare ancora un quarto d’ora. Fai un disegno libero! è diventato un titolo d’esame del mio corso di Disegno e Immagine.

Il titolo (Fai un disegno libero! E la regola? Qual è il suo ruolo nel laboratorio creativo?) vuole un po’ sbeffeggiare questa richiesta e chi la fa senza porsi nella posizione di pensare intanto che ognuno di noi è realmente libero di fare e di esprimersi solo se possiede i giusti mezzi per farlo.

Il disegno libero non è una benevola concessione a fare quel che si vuole e come si può. Il disegno libero esiste veramente se è legato a pratiche attive di insegnamento che prevedono esperimenti, lavori, esercizi per capire. Ad esempio, quanti tipi di segno esistono e con che cosa si producono, come si scelgono rispetto a quel che si vuole disegnare.

La libertà dell’individuo si spiega con la continua e ragionata conquista di modi d’espressione sempre più precisi e originali. Questo vale per il disegno ma anche per ogni altro linguaggio. La vera libertà è dunque legata alle tecniche che prima si sperimentano e poi si posseggono. Le tecniche e i mezzi non assicurano l’originalità. Ma sapere bene come fare aiuta a rendere il fare più consapevole.

Sarà perciò molto interessante leggere questo breve saggio di Patrizia Franceschi che invita a riflettere sul disegno quando è definito libero e quando lo è veramente


Grazie alle maestre, studentesse del corso online della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Padova, arriva un contributo pedagogico e didattico in tema di ‘lavoretti’ legati alle varie festività in calendario a cui la scuola ricorre come motivo di ispirazione più che ad ogni altra proposta formativa.

I testi illustrano gli infiniti aspetti concreti che collegano un fare libero e creativo del bambino con necessità diverse che la scuola stessa sa gestire con poca lealtà nei confronti della famiglia.

I genitori tendono a ritrovare nei figli la loro stessa scuola. È qui, in questo dialogo interrotto, che nasce la sfida per far capire ai genitori che conta il fare e il ricercare del loro figlio. Ogni giorno lui porta a casa un lavoretto (che orribile diminutivo poiché si tratta di bambino). I laboratori, il dialogo, le giuste letture, l’attività in sezione, il gruppo di allievi ogni giorno afferma la sua volontà creatrice.

Le insegnanti, in questo piccolo libro, sostengono i loro bambini contro il dilagare dell’omologazione, anche quella degli adulti della scuola. Grazie.

 

“L’estetica vince la miseria” me l’ha ripetuto instancabile Bruno Munari. Non saprei dire se l’aforisma fosse suo. È certo che lo amava così tanto da farne un vessillo, un vanto del pensiero breve, intenso sulla più vera comprensione del bisogno umano.

Per me il suo profondo significato, questo aforisma lo gioca tutto sulla parola miseria che contrappongo a povertà.

Ogni povero credo possa essere anche misero, come qualunque ricco e allo stesso modo, per la stessa ragione. Il povero vive con dignità la sua condizione che prevede lotta e valori, spirito e grazia, pochi mezzi certo, ma segni certi e spirito di giustizia.

Il misero è triste, vinto, senza credo, può certo non essere povero, anzi, ricco di mezzi ma presuntuoso e saccente. Misero è chi imbroglia fregandosi le mani e sputa camminando, alza la voce e…

L’estetica come arte del bello e la sua provocante didattica vince la miseria e proclama la povertà degli ultimi che riconoscono nello spirito valori assoluti di elevazione per ogni essere umano.

L’estetica come ricerca instancabile non sta nel lusso che è statico e sa autocelebrarsi. La ricerca per la bellezza porta infinito dinamismo nel ruolo sociale con il più alto senso di appropriazione culturale.

L’estetica non è la bellezza comprata ma scoperta e inseguita continuamente nella natura, in ogni suo materiale poverissimo.

L’estetica è un credo interno, è chiamata o grido…

Ogni vita lo deve prevedere e ogni bambino riporterà l’esempio prima dai suoi genitori prima di farlo proprio. Appunto un esempio, non un prodotto ma un progetto per essere orgogliosi del proprio stato e coraggiosi.

Dunque poveri, sempre, ma sensibili, riconoscenti al mondo che ci cura e ci sfama, all’arte, ai sogni.

Poveri, mai miseri, ricchissimi, che lottano per altri poveri del mondo senza lacrime, con la bellezza del mondo nei loro occhi incantati.

 

 


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